martedì 20 settembre 2016

Anche da queste parti si è rimasti affascinati dalla penna del Costa:
 http://www.sandalyon.eu/ita/articoli/archivio/num-6-anno-i-ottobre-2015/bastiano-tansu__217.html 

“figlio del Diavolo” ... “era riuscito ad imporre la sua autorità sugli altri con la forza dei pugni”... 

peccato non abbia funzionato con la cognata che lo riempiva di botte quasi quotidianamente; evidentemente non era tanto terribile.
 Antonio Mamia il mancato suocero di Pietro Vasa qui diventa Antonpietro; i Pileri diventano “Pilleri” parenti dei Mamia, ma non si specifica che grado di parentela intercorresse tra i suddetti.
Quando fu ucciso il giovane Michele Mamia, il Muto, a quell’epoca, non sapeva nemmeno cosa fosse un fucile.
 Anche qui si parla dei soliti 70 omicidi; forse sarebbe il caso di leggere meglio il Costa, o consultare presso gli archivi parrocchiali gli annali dei decessi avvenuti dal 1850 al 1856.
 In quanto alla storia con Francesca, sono tutte balle del Costa.
 Per l’omicidio di Anton Stefano Pes fu condannato Francesco Carbini.
 Si sa quando e come il Muto perse la vita, ma è preferibile continuare a circondare questa figura di un alone di mistero e di romanticismo piuttosto che considerarlo come era in realtà: un poveraccio portatore di un grave handicap che non gli permise di condurre una vita normale.